La concessione del telefono - C'era una volta Vigata

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La concessione del telefono - C'era una volta Vigata

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Titolo originale

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Regia {{safesubst:#invoke:Wikidata|getProperty}}
Soggetto dal romanzo di Andrea Camilleri
Sceneggiatura {{safesubst:#invoke:Wikidata|getProperty}}
Produttore {{safesubst:#invoke:Wikidata|getProperty}}
Episodi
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Interpreti e personaggi

La concessione del telefono - C'era una volta Vigata, film TV del 2020 con Fabrizio Bentivoglio, Corrado Guzzanti e Ninni Bruschetta, regia di Roan Johnson.

Frasi

  • I quadriciplo dà prestigio. Io poi se vajo a vendere, sai i cristiani che dicono? Ah, chiddu non sta bene perché sta falliendo picchì jè all'acqua o cùoddu. (Pippo)
  • [Scrivendo una lettera a Sasà] Sapemo che con iddro nun si babbìa quann'é che ci girano i cabasisi (e sta volta ci fumavano). (Pippo)
  • Vengo allo scascione della mia visita. Sugno ca per su frate Sasà, voglio avvertirlo che c'è qualcuno che lo cerca per levarci u pilo. (Pippo)
  • Ma io mi dico e mi addomando, ma frate benedetto ma... ma proprio dove c'è il foco che ci va a posare le pere? (Giacomo La Ferlita)
  • [leggendo una lettera del Prefetto Marascianno per il Questore Monterchi]: Attento dunque al suo prossimo comportamento: 56, 50, 43. Vittorio Marascianno Prefetto di Montelusa. (Vice Prefetto Parrinello)
  • [Consultando il volumetto del cavaliere De Cristallinis]: 56: guerra. 50. 50 ehm... nemico. Speriamo nel 43. 43, 43, 43... socialista... (Vice Prefetto Parrinello)
  • Ma riesce a immaginare che accadrebbe se lasciassimo liberi questi farabutti? Liberi d'infettare? 12, 72, 49! (Prefetto Marascianno)

Dialoghi

  • Prefetto Marascianno: Se lei fosse napoletano come me, basterebbe dirle 59, 17, 66, 37 e 89. Ma lei invece non mi ha capito, è vero Signor Questore?
    Questore Monterchi: Onestamente no.
    Prefetto Marascianno: Agostina, la mia seconda moglie, essendo più giovane di me, ben presto mi fu infedele. Dunque 59. Con un falso amico: 17. Perpetrando alle mie spalle l'odioso tradimento: 66. Ora, essendo io stato trasferito da Salerno, la fedigrafa per non lasciare il suo drudo prese la fuga, 37, rendendosi irreperibile e questo fa 89.
  • Prefetto Marascianno: Innanzitutto questo laido individuo, scambiando con la "P" la "M" del mio cognome, in realtà allude...
    Questore Monterchi: Allude?
    Prefetto Marascianno: Eh, allude.
    Questore Monterchi: A cosa?
    Prefetto Marascianno: Eh, allude a cosa... Forse lei non sa, lei non sa che nel nostro vernacolo "Parascianno" o talvolta "Paparascianno" intende il barbagianni. Ha capito? Ora non solo usa sopranomarsi così persona ritenuta vecchia e noiosa, ma nel gergo in uso alla malavita napoletana, si definisce così il membro virile. Quindi questo individuo finisce sostanzialmente per appellarmi come una grandissima testa di cazzo.
    Questore Monterchi: Sono desolato, Eccellenza.
    Prefetto Marascianno: E poi perché in chiste lettere accentua un manifesto servilismo nei miei confronti. In quale tranello mi vuole trascinare? Eh? E poi perché vuole una concessione del telefono? Signor Questore, quale onesto cittadino vorrebbe mai volere una linea telefonica?
  • Pippo: Haju u gargarozzo attuppato, il cibo non ce passa.
    Taniné: Ma che fu? Ti raffreddasti?
    Pippo: Non è malattia di corpo, Taniné, ma di animo.
  • Questore Monterchi: Ma in ufficio come si comporta?
    Vice Prefetto Parrinello: Che le devo dire? Sta calmo, due o tre giorni, sta calmo... Poi di colpo scatascia.
    Questore Monterchi: Scatascia?
    Vice Prefetto Parrinello: Scoppia. Si mette a dare i numeri. Letteralmente, sì. Certe volte con me si esprime con la smorfia. Solo a numeri.
    Questore Monterchi: E lei come fa a capirlo?
    Vice Prefetto Parrinello: Minchia, ho questo volumetto stampato a Napoli una ventina di anni fa, del cavaliere De Cristallinis e mi arrabbatto.
  • Pippo: Commendatore, pechì mi talia accussì? Mi sta facennu avvìeniri i sudori friddi.
    Don Lollò: Io? E picchì?
    Pippo: Nun u sacciu, ma la sua voce trovo un tono rimbambìo, sconcico.
    Don Lollò: Pisci dentro l'urinale, Signor Giovanni...
  • Don Lollò: Mi staiu facennu persuaso che tu e Sasà La Ferlita vi siete appattati pi pigliarmi pi u culu.
    Pippo: Madonnuzza bìedda, pi l'anima r'i morti a tìesta mi firrìa.
    Don Lollò: Ti cunveni nun fari tantu teatro con mia.
  • Padre Macaluso: Dì da quant'è che non ti confessi, Taniné?
    Taniné: Da quanno che mi maritai, Parrì Macaluso.
    Padre Macaluso: Così tanto? E perché? Tuo marito ti dice di non venire in Chiesa?
    Taniné: Nonsi! Però una volta che stavu niscennu pi vìeniri ca, mi disse: "Vèni chi te li do iu i Sacramenti che ti servono".
    Padre Macaluso: Tuo marito se ne andrà a bruciare nelle fiamme dell'Inferno con tutti i vestita.
  • Padre Macaluso: Piuttosto, assolvete al dovere coniugale?
    Taniné: Ma... Nun sacciu, chi ve haju diri.
    Padre Macaluso: Fare quello che fanno marito e mugghìera.
    Taniné: Ah, quello non ammanca, Parrì.
    Padre Macaluso: Lo vedi spesso?
    Taniné: Tri, quattru vùote.
    Padre Macaluso: A la simana.
    Taniné: Babbìa? O jornu, Parrì.
    Padre Macaluso: Satanato e pigghiaru di un diavolazzo! Povera Taniné!
    Taniné: Picchì povera? A me mi piace.
    Padre Macaluso: Taniné, cosa vogliamo fare? Ci vogliamo giocare l'anima? Non ti deve piacere!
    Taniné: Parrì, se mi piace che ci posso fare?
    Padre Macaluso: Fai in modo che non ti piace. Provare piacere non è cosa da femmina onesta.

Altri progetti

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